Nota Critica: Paolo Naldi, di Annibale Rainone

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Attraverso un’immagine del mondo decisamente interessata al suo miglioramento e alla denuncia, Paolo Naldi ricostruisce i passaggi del corpo a corpo che l’attuale cultura visiva millanta in inutili forme narcisistiche e consolatorie: non troveremo un solo argomento risolutivo a favore di una visione conservatrice dell’azione sociale ma un’impostazione che contribuisce a plasmare dal basso le forme della soggettività contemporanea in uno scambio di cordialità con gli ultimi della Terra. Cioè nei termini di riconoscimento di una vera e propria ricchezza di spirito; e di livello. L’attrito col mondo non è reso accettabile, adeguato, affiancato ad ipotesi prive di contestazione: ma, al contrario, la forza di fuoco degli esempi provenienti dal vocabolario della disperanza acuisce bisogni che cominciano a colorarsi come ingiustizia tout-court: le responsabilità dei sempre-più-ricchi hanno già autonomamente attraversato processi di mutamento cui abbiamo sempre meno anticorpi da opporre. Da qui la necessità dell’arte come ultimo terreno decisivo per la formazione di una soggettività antagonista.

Nobiltà filosofica e pluralità interna di tecniche e stile fanno di Naldi uno degli artisti più interessanti e compiuti nel panorama dell’arte contemporanea, capace di affermare in immagini la forza di verità mistificate dal pensiero neoliberale. Dell’arte e dell’attività di Naldi ce n’è un gran bisogno oggi che il risentimento è tornato ad essere peccato originale e non già il rispecchiamento di una condizione materiale da ribaltare a vantaggio dei poveri. Nel cui nome la mano dell’artista siglando vibra.

Annibale Rainone

2017

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