Paolo Naldi ed il suo viaggio alla ricerca dei frammenti della vita, di Carlo Roberto Sciascia

Square

L’incomunicabilità, la difficoltà dell’uomo contemporaneo di rapportarsi con gli altri, fa da costante sfondo nelle opere di Paolo Naldi, artista che propone immagini metaforiche della vita quotidiana, ad una società meschina e incoerente; i suoi personaggi, stancamente e mestamente convivono da opposte angolazioni le tante visioni, carpite in momenti vissuti e/o sognati, e le sensazioni dal sapore amaro di espressioni troppo spesso violente da un lato, pacate e rassegnate dall’altro. Inerte appare l’acquiescenza dell’immagine, soggiacente concetti profondi ed esaurente la tensione avvertibile, mentre si esplica la fusione tra modalità espressive e lucidità di pensiero in una sedimentazione nel tempo di visioni e sensazioni.

Il suo è un viaggio che, scaturito dall’intimo, veleggia tra atmosfere crude alla ricerca dei frammenti di vita, mostrandone l’assurdità e l’ambiguità della condizione umana; è una indagine condotta sull’io e sulla psiche, sempre tesa nell’illusoria ricerca di qualche antica e/o moderna chimera. La realtà dell’uomo appare svuotata di contenuti e di valori e immersa in un’atmosfera inquietante e sconfortante, dalle tonalità desolate; sullo sfondo vi sono a volte graffiti, disordinatamente realizzati su un muro, mentre l’uomo trova il suo rifugio nella musica, una musica popolare e malinconica da ascoltare per strada.

Paolo Naldi appare rattristato di fronte alla violenza subita dalle donne, maltrattate come se fossero oggetti da usare o buttare, ai giochi dei bambini innocenti nelle tante terre in cui la guerra è sempre presente, all’abilità del giocoliere che lancia in aria le bombe in vece delle sfere e del giocatore di bocce che usa bombe sferiche al posto delle palle, alla rudezza della polizia spesso “braccio violento della legge” ma, soprattutto, di fronte all’uomo diventato un bidone di cose da buttare, bidone usato dai bambini quale cavalluccio di legno mentre corpi senza vita sono scaricati con una carriola, allo squallore dell’indifferenza dei personaggi politici, pronti a dialogare, mai ad agire. Pur sempre nelle opere si avverte un andamento ritmico, basato su tempi apparentemente <placati> e depressi, su spazi silenziosi dai quali emerge il desiderio di cogliere ancora quei valori esistenziali, mai persi del tutto.

La curiosità e lo sdegno dell’artista di fronte al comportamento umano, negativo di molti, apatico di altri, si sviluppa in molte opere a segnare un’immagine relegata in fondo all’anima o un possibile pensiero, negato e/o posto in discussione; non più, quindi, accettazioni senza discussione di cittadini indifferenti a tutto, non più in grado di guardare e vedere, che non incrociano mai lo sguardo degli altri.

Per Naldi l’impellente necessità di identificare i parametri fondamentali dell’esistenza gli permette, poi, di rientrare in possesso delle coordinate consumate del tempo, svelando a tutti gli spazi segreti dell’animo. La forma sostanziale, contenuto e non contenente, è definita appieno nei suoi contorni da una costruzione mentale e la stessa materia si eleva a essenza spirituale in una texitura cromatica che esalta ogni intima emozione.

Il mosaico, reso in visioni suggestive, suggerisce percezioni rilevate dalle relazioni con il mondo intimamente personale, ma anche con quello sociale, in atmosfere soffuse e profonde dall’apparenza sommessa e avvilita, tipica degli scenari che accompagnano il vivere attuale, ed imbriglia spazi densi di tensioni latenti quali aree orientate all’acquisizione ed al ripensamento e riformulazione della stessa immagine, derivate da idee concrete.

Carlo Roberto Sciascia

Paolo Naldi, Us and Them, personale a cura di Carlo Roberto Sciascia, Castel dell’Ovo, Napoli, 2014

Facebook
Facebook
INSTAGRAM
Twitter
LINKEDIN
Follow by Email